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1977 ''Linea Arte 77- fatti ed immagini della città''- Circolo Artistico Politecnico, Napoli 2-9 febbraio

 

ARTICOLO DI GINO GRASSI SUL QUOTIDIANO''ROMA'' DEL 8 FEBBRAIO 1977

''Linea-arte '77'' e la situazione pittorica nella nostra città

E' utile una mostra senza scelte precise, la quale si rifugia in una posizione di antologismo? Questa è la prima reazione del recensore che deve dare un proprio giudizio sulla collettiva ''Linea-arte '77: fatti ed immagini della cttà '', curata da Salvatore Di Bartolomeo e Angelo Calabrese per conto del Circolo Artistico Politecnico. I due critici, che si sono assunti l'oneroso incarico di allestire la mostra, sono convinti di aver organizzato una grossa manifestazione in una città che manca nel modo più assoluto di strutture artistiche pubbliche e di iniziative culturalì e contestano la nostra amichevole accusa di non aver voluto procedere a delle scelte. Essi si difendono affermando di aver dato un panorama quasi completo dell'attuale situazione artistica a Napoli. Aggiungono di aver cercato, nei limiti del possibile, di fare qualcosa di buono lasciando chiaramente comprendere che hanno dovuto lottare contro la ''linea conservatrice'' del Circolo Artistico. Riconosco che alla mostra partecipano molti artisti di classe ma che senso ha, per lo stesso Circolo, riproporre nomi di pittori che hanno fatto il loro tempo o che sono stati chiaramente bocciati per immaturita o inadeguatezza? Certo, nella prima sala ci sono opere di notevole valore appartenenti ad artisti che tutti conosciamo e che rispondono ai nomi di Barisani, Bugli, Di Ruggiero, De Tora, Notte, Trapani, Oste, Paciolla, Izzo, Oscar Pelosi, Vitagliano, Biocini, Clara Rezzuti, Panariello, Lezoche, Jodice, Grasso, Fomez, Balatresi, la Ciardiello, Rosa Panaro. Ci sono ancora Nìno Ruju, i tre Mazzella, i Catelli, Massanova, la Nemea e altri. Non sono presenti, comunque, De Stefano, Spinosa, Alfano, Pisani e altri noti, giovani maestri. Il fatto è che il Circolo Artistico Politecnico non può continuare a regolarsi come se vivessimo ancora ai tempi di Galante. Non può pensare di riuscire a calamitare, intorno ad una organizzazione vetusta, il meglio dell'arte napoletana come poteva accadere, forse, mezzo secolo fa. La situazione è profondamente cambiata e, naturalmente, questo discorso vale anche per la ''Promotrice Salvator Rosa" e per qualche altro ente che colleziona mostre di pittori storicizzati quando non semidilettanti. Basta con le baronesse che fanno le pittrici e con l'esaltazione del peggiore cattivo gusto. Il pubblico napoletano è diventato maggiorenne e credo che siano cambiati anche i soci del Circolo Artistico. Occorre ringiovanire le strutture e far entrare un po' d'aria nuova. Mi rendo conto che gli amici Di Bartolomeo e Calabrese, bloccati da un muro di pregiudizi, si sono trovati nell'impossibilità di fare quelle scelte che erano necessarie per dare un senso alla mostra. Ma le scelte, purtroppo, non sono state fatte. Il perchè di tutto ciò può aver valore sul piano umano, non su quello critico. Le mostre, se hanno una funzione, è soltanto quella di presentare quanto di nuovo si verifica nel campo della creatività pittorica. Sarebbe lo stesso che, alle esposizioni di moda (è chiaro che il paragone ha un valore puramente dimostrativo) si presentassero vestiti degli anni scorsi. Non ce la prendiamo quindi con i rappresentanti di vecchie mode pittoriche: essi sono egregie persone e artisti da rispettare. Una manifestazione, però, pubblica è un episodio che non può tener conto dei fatti personali. La presidenza del Circolo Artistico lasci mano libera ai due critici. Poi si vedrà se una mostra non è riuscita per mancanza di idee degli organizzatori o per mancanza di fiducia negli stessi da parte del sodalizio di piazza Trieste e Trento.

 
 
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